NAVIGLIO GRANDE

       

Localizzazione_Ripa di Porta Ticinese, Milano

Anno_2023

Superficie_90 mq

Committente_Privato

Prestazione_Progettazione preliminare ed esecutiva, direzione lavori

 

Ripa di Porta Ticinese, Naviglio Grande. A pochi passi dallo stabile in cui visse la grande poetessa Alda Merini, lo studio è chiamato a riprogettare un tipico appartamento di ringhiera. L’unità immobiliare è frutto di stratificazioni successive e felicemente caotiche, tra le quali una serie di ambienti nel sottotetto disposti su livelli lievemente diversi.

La committenza è una famiglia di ritorno a Milano dopo dieci anni in Danimarca.
L’atmosfera storica del Naviglio Grande viene valorizzata riportando alla luce alcuni materiali originali per poi filtrarli entro una certa sensibilità nordica.
Superfici chiare e desaturate rendono luminosi gli ambienti con la sola luce naturale, mai particolarmente abbondante in questi contesti ad alta densità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
Il piano d’accesso è liberato di ogni suddivisione preesistente in favore di uno spazioso openspace, strutturato con una scansione “a pettine” che lascia libero lo spazio in prossimità delle finestre. Subito dopo un piccolo andito d’ingresso in cui viene compattato un guardaroba con bagno di servizio, la scala e il sottostante ripostiglio, si apre il soggiorno. Questo è delimitato da due elementi monolitici contrapposti in acciaio naturale: una mensola porta televisione e il bancone della cucina a vista, sopra il quale è appeso un ripiano in traliccio metallico, che ha pure la funzione di sostenere la cappa aspirante.

La scala esistente di collegamento con il piano sottotetto, date le proporzioni più vicine all’architettura nautica che a quella civile, viene totalmente ricostruita e rivestita con plance di parquet. In una promenade architecturale ascensionale di sempre medesima larghezza, la scala si trasforma in corridoio e nel punto di sbarco al piano superiore viene costruita una libreria. Concepita su disegno per riempire una nicchia muraria esistente, la scaffalatura in piatti d’acciaio saldati, trasforma uno spazio meramente distributivo in un luogo con una sua funzione e specificità.

Il piano sottotetto è dedicato alle camere da letto, che sono servite da un secondo bagno, e ad una micro stanza per lo smartworking, ricavata laddove sembrava impossibile creare un ambiente in più.
Nel contesto evolutivo delle geografie dell’abitare, anche questa casa, oltre che un luogo per vivere, è infatti un posto per lavorare.
Nella limitazione però degli ormai costosissimi metri quadri a disposizione, l’ufficio casalingo diventa un contemporaneo “Studiolo di San Girolamo”, grande quanto basta per il minimo ergonomico.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
Nella convinzione che i protagonisti delle case debbano essere le persone che ci abitano, l’interior design non prende mai il sopravvento con forme e materiali che richiamano eccessiva attenzione. Nessuna sofisticazione, preziosità o colorazione troppo decisa: l’architettura è uno sfondo e la sua ricetta compositiva è lineare e sottrattiva.

Le materie sono limitate al legno, nuovo e vecchio, ma sempre dalla finitura naturale e al ferro.
Il legno nuovo lo si trova nelle plance di rovere nodi usate per i pavimenti e la scala, ma anche in qualche mobile selezionato.
Il legno vecchio compare in alcune travi esistenti del tetto che sono state carteggiate e in una porzione di antico solaio fatto riemergere dalla rimozione di un recente controsoffitto e lasciato al grezzo dopo una leggera sabbiatura.
Vi è poi, immancabilmente, l’inserzione di elementi in ferro calamina cerato, con le sue superfici setose e calde.
Il resto è semplicemente bianco: dai muri in gesso, tirato finemente, ad ulteriori mobili di laminato satinato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Facebooktwitterpinterestmail
BACK TO TOP