Localizzazione_Via Morgagni, Milano
Anno_2017
Superficie_75 mq
Prestazione_Progettazione preliminare ed esecutiva, direzione lavori
Questa ristrutturazione di un appartamento d’inizio novecento (1905), mette in scena l’inconciliabilità tra modi d’abitare d’epoche differenti che appartengono a momenti molto particolari nella storia di Milano, quelli delle Esposizioni Universali. Dall’Esposizione del 1905 (in realtà posticipata nel 1906) a EXPO 2015 la società ha rivoluzionato l’abitare e il progetto misura come un sismografo questo cambiamento.
L’antica giacitura dei muri, lascito di un’era in cui si viveva la casa in compartimenti stagni, viene esplosa in uno spazio continuo.
Il primigenio vestibolo cieco, viene aperto verso la luce naturale e affiancato da un unico mobile il cui bancone marmoreo è lungo quanto la casa stessa.
La necessità di rinforzi strutturali è risolta con piatti d’acciaio posati di taglio, generando un motivo formale che scandisce l’intero appartamento.
La cucina, cuore dell’abitare, è posizionata in luogo del precedente ingresso, in questo modo lo spazio distributivo dell’appartamento è portato a zero.
Dominata dal lavello in marmo massello ad imitazione di un antico secchiaio, ai suoi lati viene sviluppato un bancone di oltre tredici metri, che attraversa stanze diverse senza mai interrompersi. Un segno unificatore tracciato sulla spina dorsale della bizzarra pianta preesistente a forma di “C”.
La necessità vitale di luce naturale da portare verso la parte interna della casa ha imposto la rottura dell’archetipo di spazio “a recinti”, tipico dell’architettura storica, in favore di uno spazio fluido ininterrotto.
Il nuovo paesaggio di soglie disvela tracce costruttive di materia grezza, in totale contrasto con le ben educate cornici in gesso originali.
Più che una ristrutturazione di tratta di un progetto di destrutturazione, dove ogni nuova esigenza spaziale sacrifica la concezione primigenia degli spazi, fino all’estremo gesto iconoclasta in cui un “muro errante” viene traslato di un modulo strutturale, invadendo gli stucchi a soffitto.
Soggiorno
Tutto il mobilio del soggiorno è custom-made. Il tavolo è composto da un telaio in sottili profili d’acciaio e un piano in ardesia naturale il cui disegno acuminato omaggia la pianta del non lontano palazzo del Pirellone, capolavoro di Giò Ponti.
Le sedie in pelle nera, provengono dal riutilizzo di poltroncine anni ‘60 (link al progetto).
Anche per il divano letto (“Parker” di Milano Bedding) sono state accuratamente selezionate stoffe e guarniture coordinate con il binomio bianco/grigio agata che caratterizza molti dettagli della casa.
La televisione, che nei soggiorni è spesso una presenza un pò triviale, non viene nascosta con qualche inutile stratagemma, bensì portata fuori dal suo stereotipo formale. Profili di alluminio incorniciano lo schermo, definendo degli scuretti che permettono di estrarre la tv agilmente, grazie al braccio telescopico retrostante. Due pannelli in mdf dipinti di nero, fungono da pannellatura copri soundbar forellata (sopra) e copri cavi (sotto).
Il bagno
Il bagno eredita la classica forma stretta e lunga, tipica dell’architettura milanese, con una finestra sul fondo, per metà murata “alla nascita”. Si è deciso di riaprire la parte cieca della finestra, allargando così l’affaccio e ottenendo un generoso vano doccia circolare. Il contrappunto spaziale viene enfatizzato da un cambio di tonalità del rivestimento in resina Pancotti, che da grigio agata diviene nero grafite.
Il lavabo è un sol blocco di quarzite intagliata su disegno. Tale blocco marmoreo, dal peso di circa un quintale, è sorretto da un telaio d’acciaio verniciato di bianco che è stato saldato in loco. L’inclinazione della vasca rimanda gli antichi lavatoi.
Con la stessa tecnica è stato costruito anche il lavello della cucina. Largo e poco profondo, rimanda agli antichi secchiai. Ai suoi lati viene sviluppato un bancone di oltre tredici metri, che attraversa stanze diverse senza mai interrompersi. Un vero e proprio segno unificatore tracciato sulla spina dorsale della bizzarra pianta a “C” preesistente.
Il nostro approccio mirato alla creazione di luoghi unici e irripetibili ci porta spesso verso dettagli che vengono immaginati, disegnati, prototipati in scala 1:1 tramite la nostra stampante 3d e installati in cantiere con ogni cura e adattamento del caso.
In questo caso abbiamo stampato in abs un tappo per la piletta del vano doccia. Essendo questa parte del bagno interamente rivestita in microcemento nero grafite, l’obiettivo è stato quello d’ottenere la miglior continuità cromatica e materica possibile.
La camera matrimoniale
Dominata dall’insuperato letto “Nathalie” Flou di Vico Magistretti, ha un armadio che, pur sembrando un costoso mobile creato su misura, è in realtà la customizzazione di singoli elementi dal costo contenuto, commercializzati da un noto mobilificio svedese.
Si basa sull’idea di spezzare il volume in due parti, scoprendo il muro retrostante e alleggerendo quindi l’impatto della massa.
Nella parte inferiore vi sono delle cassettiere e delle scarpiere, chiuse superiormente da un unico pezzo di lamiera d’acciaio naturale passato a cera.
Nella parte superiore, sospesi con dei profili metallici a mensola, sono stati installati elementi ad anta battente. Le maniglie in alluminio sono ricavate da semplici profili a “L” verniciati di nero opaco. Ogni elemento ha uno scuretto di separazione che oltre ad ospitare le strutture di sostegno è fondamentale per realizzare un mobile su misura (ovvero che va da muro a muro) con degli elementi dalla misura standard.
La camera è divisa dal soggiorno tramite una grande porta a bilico in acciaio, 120 cm di larghezza per 360 cm d’altezza. Vero e proprio oggetto singolare che abita ai bordi della tassonomia domestica, la definizione di questo elemento come “porta” sfuma in quella di “parete mobile”. Studiata nei più minimi dettagli costruttivi ed estetici, il manufatto è stato realizzato in officina, verniciato e montato in opera dall’azienda artigianale di lavorazione acciaio Bresciani.