MUSEO DEL NOVECENTO

       

Localizzazione_Piazza Duomo, Milano

Progetto_2021

Committente_Comune di Milano

Prestazione_Concorso di progettazione

 

La genesi del nostro progetto di collegamento tra l’attuale Museo del Novecento e la sua ipotizzata espansione nell’arengario gemello è legata alla volontà di preservare non solo la prospettiva urbana da Piazza Duomo verso Piazza Diaz, ma la stessa natura tipologica di arengario. Qualsivoglia collegamento aereo permanente avrebbe storpiato la sua identità architettonica, producendo un’ ibrida mostruosità a metà strada tra dei propilei e la tipologia ad arco trionfale, già considerata dall’architetto Giuseppe Mengoni nel concorso del 1861, ma poi scartata e utilizzata per la sola facciata della prospiciente Galleria Vittorio Emanuele II.

Il paradosso della presenza di due differenti richieste per un solo concorso, ovvero quella del Comune di Milano di collegare con una passerella permanente i due arengari e quella della Sovraintendenza di lasciare intatta la prospettiva verso Piazza Diaz, è stato risolto nell’unico modo possibile: per via meccanica.
La soluzione proposta è un teatrale ascensore orizzontale in grado di percorrere la distanza tra i due edifici e poi ritrarsi.
Una macchina volante leonardesca, che nel suo appartenere più alla tradizione del design che non a quella dell’architettura, esplicita un carattere squisitamente milanese. Un oggetto che risolve il tema di concorso con il minor ingombro possibile e che, a mutate esigenze, può essere rimosso senza complicazioni. Perfettamente sferica e movimentata da un lungo braccio meccanico ancorato al Secondo Arengario, la cabina mobile ha sottilissimi spiragli vetrati in quanto è principalmente rivestita in lamina d’oro.

Come il contrappeso di un pendolo, oscilla tra passato (la grande tradizione dell’arte moderna italiana, custodita nel primo Arengario) e futuro (lo spettacolo vivente dell’arte contemporanea allestita nel secondo Arengario). Quest’ultimo non può mai ignorare il primo e il presente è quell’attimo sospeso sul vuoto di Piazza Duomo. La forte dualità del nuovo complesso museale, si trasforma da handicap in carattere identitario del museo, diventando così la chiave di lettura per il visitatore: il futuro dell’Arte pinza il passato per pochi secondi e poi ritorna al futuro!

Spazi espositivi _ La catena dei nuovi spazi espositivi procede dall’ultimo piano del Primo Arengario, la Saletta Fontana, verso la stanza sommitale del Secondo Arengario tramite il collegamento aereo meccanizzato. La demolizione dell’orizzontamento del piano sottotetto del Secondo Arengario, raddoppia l’altezza interna e porta alla vista le possenti travi di nervatura in cemento armato della copertura a padiglione. Il percorso di visita discende poi dentro sale liberate dalle tramezze costruite negli anni ‘60, ma senza invasive demolizioni dell’edificio originario. Grazie allo scavo di nuovi spazi sottostanti via Marconi, si crea un’area per mostre temporanee ad accesso gratuito. Quattro grandi lucernari garantiscono luce naturale e rendono visibili le esposizioni dalla piazza soprastante.

Auditorium _ Per poter raggiungere la capienza dei preminenti eventi culturali previsti nel rinnovato museo, l’auditorium trova spazio nel salone del primo piano. Non ha poltrone fisse ma sedute impilabili che possono lasciare spazio a configurazioni diverse.

Caffetteria _ La caffetteria del museo viene ricavata nei medesimi locali dell’attuale bar connesso alla libreria Mondadori. Tali angusti spazi vengono però allargati includendo parte del portico del pianoterra, con soppalco al secondo mezzanino e curtain-wall con motivo a losanghe, in modo da creare un diretto dialogo con la facciata del portico del Primo Arengario disegnata da Italo Rota nel 2010. Al pianoterra ci sarà un bar per consumazioni veloci, mentre ai due piani mezzanini un’area ristorante con tavoli per pranzare e cenare. La caffetteria sarà naturalmente aperta a tutti, non solo ai visitatori del museo. 

Bookshop _ Situato alla fine del percorso di visita, il bookshop è ricavato nella grande sala ipogea sottostante il secondo Arengario. La quota di pavimento viene leggermente rialzata rispetto all’attuale livello per portarsi all’imposta dello scalone e del blocco ascensori, mentre verso la sala ipogea si prevede una larga scalinata con sedute a gradone. 

Partendo dal presupposto che un museo ben strutturato non possa prescindere dal dotarsi di un sistema ad anello in cui la hall principale funge sia da ingresso che da uscita, il progetto lega i due Arengari sia sopra che sotto. Il percorso di visita, una volta raggiunta la sala apicale del Primo Arengario, si sviluppa dunque in tre sezioni:

1_Collegamento aereo tra gli Arengari

La cabina mobile, con capienza di 5 persone, che si muove su un tracciato orizzontale grazie ad un lungo braccio meccanico dislocato all’interno del secondo Arengario. Lo sbarco in entrambe le estremità avviene con modifiche minime degli infissi perimetrali. 

2_Asse verticale Secondo Arengario

In una logica di contenimento dei costi e valorizzazione dell’edificio storico esistente, lo scalone monumentale viene mantenuto, seppur rigenerato nei materiali di finitura. Ad esso si aggiunge un nuovo blocco ascensori e montacarichi, ricavato all’interno del corpo di fabbrica Mengoniano. 

3_Collegamento sotterraneo tra gli Arengari

Recuperando all’uso tutta la parte sottostante via Marconi interclusa tra i due arengari, si ottiene una nuova sala ipogea capace di riconnettersi al basamento della rampa spiraliforme del primo arengario, punto di partenza della visita.

 
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